Elena Ferrara

Lettera aperta a Tommaso Cerno

A seguito dell’articolo pubblicato su l’Espresso, in data 9 dicembre, ho rivolto al giornalista Tommaso Cerno la mia solidarietà e il mio personale apprezzamento.

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Gentile Tommaso Cerno,

In questa lettera mi preme anzitutto unirmi alle manifestazioni di solidarietà e di apprezzamento per la dignità e la serenità con le quali ha saputo affrontare questo episodio gravissimo. Come referente per il cyberbullismo in Commissione Diritti Umani non posso evitare di commentare l’articolo a sua firma sugli sviluppi, scoraggianti, della denuncia a seguito delle minacce di morte a lei indirizzate via Twitter più di un anno fa. Non mi addentro negli aspetti giuridici della vicenda, fermo restando che il trattamento dei dati e il dualismo tra privacy e trasparenza sul web restano tematiche attualissime e del tutto aperte. Non solo sul fronte giuridico, ma anche sul piano sociale. Lo confermano le molteplici occasioni di incontri, dibattiti e approfondimenti organizzati nei singoli territori per comprendere e comprendersi nell’epoca della comunicazione “usa e getta”, delle amicizie sui social e, come lei ha ben sottolineato, degli “imbecilli dietro i troll”. Proprio questo sabato, il Comune di San Giovanni in Fiore, in provincia di Cosenza, organizza una Giornata di informazione, con esperti e relatori importanti tra cui Teresa Manes, la mamma di Andrea Spezzacatena, vittima di omofobia conosciuto come il “ragazzo dai pantaloni rosa”. Occasioni importanti, pensate per rispondere alla crescente domanda educativa che giunge proprio dai ragazzi, troppo spesso lasciati soli a vivere e a costruire la propria esperienza digitale, ormai fondamentale nella formazione dell’individuo.

Al di là delle qualità che competono ad un autorevole giornalista, nel suo ultimo articolo ha saputo cogliere la fragilità che vivono ogni giorno milioni di ragazze e ragazze sui social network. Un problema che riguarda certamente il mondo degli adulti, responsabile della banalizzazione dei linguaggi e delle relazioni, ma cosa fare quando violenza, umiliazioni, pregiudizi e minacce raggiungono i minori? Una domanda tanto più attuale e urgente, se consideriamo che in Italia il 95 per cento dei 12enni possiede uno smartphone. Per questo, nel ribadirle nuovamente la mia solidarietà, mi permetto raccogliere uno stimolo prezioso da lei proposto nel suo articolo. “Sotto le braci della politica” soffia ancora la voglia di giustizia, convivenza, fratellanza. La voglia di costruire insieme un profondo senso di comunità, anche nel web.

Internet è un simbolo di libertà, che però non può e non deve generare indifferenza. Per questo, dopo un fatto drammatico che ha colpito una giovane della mia comunità, forse il primo legato al cyberbullismo, un mese prima delle elezioni politiche mi ero ripromessa che, una volta eletta in Parlamento, avrei intrapreso questa battaglia. Da insegnante sono tornata studente, informandomi e confrontandomi con i principali soggetti, dalle istituzioni alle associazioni, impegnati nella sicurezza in Rete.

Dopo numerose audizioni in Commissione Diritti Umani ho presentato una legge, la prima a prevenzione e contrasto del cyberbullismo. Il ddl, votato all’unanimità in Senato, attende ora di essere discusso alla Camera questa primavera e, ancor prima di diventare legge, ha già trovato una parziale concretezza con l’attivazione dei primi percorsi di formazione scolastica sull’uso consapevole del web, proprio in risposta alle tante sollecitazioni ricevute da tutta Italia. Tra le misure previste anche la possibilità per i minori (dai 14 anni in su) di richiedere autonomamente la rimozione di un contenuto lesivo della loro immagine e la procedura di ammonimento per i ragazzi che, anche inconsapevolmente, si rendono attori di comportamenti penalmente perseguibili. Inoltre, la costituzione di un Tavolo interministeriale permanente consentirebbe un costante raccordo su tutti i livelli, dalle associazioni alle aziende new media, fino alle rappresentanze di studenti e genitori, per la promozione di azioni coordinate di informazione e sensibilizzazione. Sono convinta come lei della bontà di una legge. Se l’inasprimento delle pene per le violenze di genere rappresenta un passo importante, sul piano educativo serve  una norma che metta al centro i giovani internauti, che li possa indirizzare tra le infinite possibilità di fruizione e utilizzo che offre internet. Perché la parola, intesa come valore sociale, possa tornare al centro delle relazioni, virtuali e non. Su questo si sono confrontati numerosi giornalisti in un corso di aggiornamento professionale organizzato recentemente proprio a Novara, città simbolo del cyberbullismo.  I mass media giocano infatti un ruolo primario nella percezione dei rischi che interessano i giovani internauti, ma anche una grande responsabilità. Per questo mi auguro che possa presto raccontare la sua esperienza davanti ai ragazzi.

Con sincera stima,

Elena Ferrara

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