La scuola è pensata per gli studenti e a loro deve rivolgersi.
Questa è la vera priorità. In gioco ci sono i diritti dell’infanzia e il ruolo del minore nella società. Con l’Autonomia scolastica le scuole potranno fare rete tra loro, con i servizi territoriali e presentare un’offerta formativa più ampia, ricca e capace di coinvolgere i nostri ragazzi nella comunità.
Una scuola al passo con i tempi, dove avviare percorsi di educazione digitale, interconnessa con il nostro patrimonio, la sua bellezza e i suoi valori. Questa è la vera sfida, questo il senso del mio intervento in Aula durante la discussione della riforma scolastica.
Dal rapporto presentato dal Garante Infanzia e adolescenza due giorni fa proprio qui in Senato emerge che più del 25% dei minorenni e del 37% dei giovani vive un senso di esclusione nella relazione con lo stato e il proprio ambiente di vita.
Una consistente porzione di ragazze e ragazzi non fa nulla e nemmeno affronta la frustrazione di quello che ritiene un impossibile accesso al lavoro.
Negli ultimi 15 anni quasi 3 milioni di ragazzi italiani iscritti alle scuole superiori statali non hanno completato il corso di studi, L’Italia denuncia oltre il 17 % di dispersione scolastica, che la colloca agli ultimissimi posti in Europa.
In Italia, inoltre, è in crescita il lavoro minorile e lo sfruttamento avviene su tutto il territorio nazionale.
Cosa c’entra questo con il ddl scuola? A sentire i dibattiti di queste ultime settimane sembra che l’attenzione sia davvero rivolta altrove.
La scuola è pensata per gli studenti e a loro deve rivolgersi! Questa è la vera priorità. In gioco ci sono i diritti dell’infanzia e il ruolo del minore nella società. Questa è la sfida!
Purtroppo il dibattito pubblico su questo ddl sembra aver perso di vista molti contributi di merito e di contenuto pervenuti da tanti interlocutori a cominciare dal mondo scolastico nel corso della grande consultazione avviata nel mese di settembre dal Governo sul documento La buona scuola.
Abbiamo molto, molto da fare non solo nella scuola, ma sicuramente a partire da essa per rispondere alla nuova domanda formativa. Il sistema scolastico ha sicuramente al proprio attivo molte buone pratiche, che non sono state disconosciute, ma che, anzi, devono riverberarsi in modo omogeneo sul territorio nazionale con il dovuto e previsto incremento di risorse economiche e professionali ineludibili per una scuola di qualità.
Nel nostro Paese ci sono 800mila minori nella fascia di povertà, materiale e culturale.
Secondo le ultime stime sul disagio giovanile in Italia sono sono 30mila i minori che non escono dalle loro stanze per settimane, mesi! Sono quelli che in Giappone chiamano Hikikomori, e che si annullano nella società virtuale per il senso di vergogna e inadeguatezza.
Abbiamo affrontato il tema del rapporto con la rete poche settimane fa con l’approvazione del disegno di legge per la prevenzione e il contrasto al fenomeno del cyberbullismo. La proposta in discussione oggi è assolutamente mirata anche su questo tema.
Questi fenomeni dovrebbero richiamarci tutti a un profondo senso di responsabilità.
Una corretta analisi del mondo minorile dovrebbe suggerirci che il Governo sulla scuola non sta facendo agguati, ma tenta di rispondere a un bisogno urgente che non sembra essere del tutto percepito dalla collettività.
Si è posto al centro il tema della scuola e subito il Paese si è attivato.
L’Italia si è ritrovata a discutere di modello organizzativo, formazione dei docenti, livelli di prestazione e competenze, diritto allo studio, sicurezza, cittadinanza attiva, educazione di genere. Tanti i punti di vista, i retaggi ideologici, le autoreferenzialità le iporboli estremizzate anche in quest’aula.
Ma voglio sottolineare alcuni dei punti sui quali penso che siano state importanti le convergenze:
- Più forza all’autonomia scolastica
- Più formazione per i docenti
- Più cooperazione con i servizi territoriali, il terzo settore, l’università e la ricerca e più collaborazione tra autonomie nelle reti territoriali
- Più attività laboratoriale incentrata su metodologie didattiche all’avanguardia e un’alternanza scuola-lavoro più diffusa e meglio gestita aperta anche in settori della cultura e del sociale
- Più arte e musica nella formazione della persona e del cittadino
- Più libertà agli studenti delle secondarie di secondo grado nella costruzione del proprio curriculum, ovvero metterli nelle condizioni di esplorare nuovi ambiti della conoscenza e coltivare attitudini e talenti che fin da piccolissimi devono poter sperimentare nell’esperienza quotidiana dentro e fuori la scuola
Sempre dal rapporto del Garante nel 2014 il 67% dei Bambini e ragazzi fra i 6e i 17 anni non è mai andato a Teatro, il 55 % in un Museo, il 23 % al Cinema, l’80% a un concerto di musica, ma il valore più alto è riferito alla musica classica o opera lirica con l’89%.
Viene alla mente il pensiero del M°Abbado che considerava i beni culturali veri e propri acquedotti in grado di dare risposta a un diritto primario come l’acqua. Un diritto alla cultura evidentemente negato inosservante delle convenzioni internazionali.
In questo clima prendiamo atto dei like e degli applausi sui social nei confronti del giovane insegnante marchigiano che tra i compiti per le vacanze ha invitato i suoi studenti ad ammirare l’alba, a leggere e sognare il futuro.
Facciamo tesoro di questo “successo” per una riflessione: le nostre bambine, i preadolescenti, le ragazze e i ragazzi queste attività devono poterle praticare anche durante il processo formativo nella scuola e proprio lì devono poter condividere sogni ed emozioni estetiche. A loro va riconosciuto il diritto alla conoscenza della cultura umanistica, della bellezza della musica e del paesaggio.
Ecco come leggere il potenziamento dell’esperienza musicale ed artistica, il bisogno di cultura storica e filosofica e di storia delle arti, lo sviluppo della coscienza critica nei confronti dei media e l’accesso più diretto e allargato al nostro patrimonio artistico e culturale. Aspetti contenuti nel ddl e affrontati nella delega sulla cultura umanistica che fa seguito all’approvazione all’unanimità in VII Commissione della Risoluzione “Offerta culturale nel settore musicale”.
Una delega sulla quale il Primo Ministro si è impegnato in prima persona valorizzando la filiera della formazione che va vista in forte interconnessione con quella della produzione e dell’innovazione culturale. Settori, quello del made in Italy in campo turistico-culturale dalle grandi potenzialità anche occupazionali, ma che necessita di un primo requisito: che sia per primo il popolo italiano il più consapevole estimatore della qualità della propria offerta culturale.
Se il Paese ha compreso che in una congiuntura di crisi economica e sociale come questa, ripartire dalla scuola può essere una grande occasione per parlare di noi, della nostra identità, del nostro stare nell’Europa e nel mondo, a maggior ragione dobbiamo puntare sull’arricchimento dei curricola artistici a partire dalla primissima infanzia fino all’alta formazione accademica e universitaria. Con il ddl scuola molti segmenti formativi potranno da subito essere implementati con l’assunzione di docenti, con nuove risorse economiche e con la ripartenza della didattica laboratoriale. Ma raccomando al Governo, poiché gli odg sono decaduti, di prendersi a cuore alcuni a mia prima firma: quello sulla necessità di creare specifiche classi di concorso per i licei coreutico-musicali che attendono da anni una regolarizzazione del reclutamento dei docenti, l’attenzione ai tfa di strumento musicale nella stesura dei bandi di concorso e la richiesta di attivare a breve un tavolo di confronto per affrontare le criticità del settore delle accademie. Ricordo anche l’attenzione alla filosofia e alla storia di cui ho già detto.
Se il clamore mediatico attorno alla scuola, al di là dei tatticismi della politica, ha un merito è senz’altro quello di aver spostato i riflettori finalmente nella direzione di un settore da cui dipende il nostro presente e non solo il futuro.
Lo ricordo a me stessa : c’è stato un “la” iniziale ed è stato di iniziativa del Governo che ha deciso di investire sul sistema scolastico inserendo le risorse nella legge di stabilità 2015.
L’impegno che condivido con altri parlamentari a partire da quelli impegnati nella settima commissione di cui ringrazio il Presidente Marcucci e ai relatori è quello di monitorare con attenzione e determinazione quanto accadrà nei prossimi mesi e soprattutto nei primi anni di attuazione del modello organizzativo.
Nell’interesse di ciò che abbiamo di più importante: gli studenti e le studentesse!