La violenza di genere e il femminicidio, dall’inizio del 2016, hanno già mietuto una sessantina di vittime. Il Senato, che tre anni fa ha ratificato la convenzione di Instanbul e approvato la Legge 119 sul femminicidio con l’inasprimento delle pene, tiene alta l’attenzione sul fenomeno perché vengano attivate tutte le misure necessarie per il contrasto e la prevenzione, nonché per la tutela delle vittime. Lo stiamo facendo anche attraverso un’apposita staffetta, che viene letta a turno, a fine seduta, ogni volta che si verifica un femminicidio e che vuole essere un appello al Governo, ai media e a tutti gli uomini e le donne del Paese, perché ognuno faccia la propria parte per fermare questa mattanza. Qui di seguito trovate il testo integrale: in rosso le parti che vanno di volta in volta adattate al caso.
Con questo intervento di fine seduta continuo, oggi, al Senato, una staffetta con cui, assieme a tante senatrici e tanti senatori, ricordiamo ogni donna che viene uccisa per mano di un uomo a cui è o è stata legata da relazione amorosa. Lo faremo fino a che sarà necessario ricordare al Parlamento e al nostro paese l’urgenza di arginare la violenza nei confronti delle donne.
Ieri/oggi
a luogo
UNA DONNA (nome)
è stata uccisa dal proprio marito/compagno/amante/ex/altro
La stampa sostiene che ciò è avvenuto per gelosia/perché era stato tradito/perché non sopportava l’abbandono
L’Istat ci informa che In Italia ogni 2,2 giorni viene uccisa una donna. Il 46,3% delle donne muore per mano del partner. La gravità delle violenze sessuali e fisiche è aumentata. Sono in crescita anche i casi di violenza assistita.
Sui media la violenza sulle donne è sempre descritta come frutto di motivi passionali. Lo stereotipo dell’ «onore» tradito, che giustificava il diritto d’onore, si trasforma in quello della gelosia, del tradimento dell’abbandona che l’uomo non è stato in grado di accettare. L’uomo è quindi da compassionare. Il suo è stato un gesto estremo (un raptus).
Una spiegazione, insomma che dando una attenuante al colpevole, addossa alla donna una parte di responsabilità in quanto colpevole di avere suscitato la gelosia.
Si tratta di una rappresentazione falsata della realtà.
Il femminicidio è quasi sempre l’estremo risultato di una serie di comportamenti violenti di lunga data.
Con la legge 119 del 2013 di contrasto alla violenza di genere, che questo Parlamento ha approvato in attuazione della convenzione di Istanbul, il nostro paese ha riconosciuto la violenza sulle donne come violazione dei diritti umani e discriminazione di genere. Ha riconosciuto che la violenza sulle donne è un fenomeno sociale che ha le proprie radici nella relazione di potere asimmetrica fra uomini e donne.
Per questo la si può prevenire, intervenendo sui fattori che la determinano. Per questo è stato proposto e approvato un piano contro la violenza sulle donne. E nel frattempo sono stati rafforzati strumenti di protezione, per garantire maggiore sicurezza alle donne minacciate.
Bisogna però monitorare che queste misure funzionino e che il piano sia attuato.
(nome della donna) aveva denunciato le violenze subite (descrizione: il compagno era stato allontanato, non doveva avvicinarsi l’aveva minacciata qualcuno sapeva???), cosa non ha funzionato nella rete di protezione?
Un appello alla ministra per le Pari Opportunità e al Governo tutto: si monitorino l’applicazione, i pregi e i limiti della legge 119/2013, e soprattutto si dia piena e accurata attuazione al piano contro la violenza.
Un appello ai media:
si smetta di giustificare gli assassini e di colpevolizzare le donne.
Un appello al paese, uomini e donne:
sono 160 le donne uccise ogni anno, non possiamo più accettare questa mattanza.