Con il solstizio d’estate è tornata puntuale la Festa Europea della Musica, adottata in Italia ufficialmente nel 1997. Una ricorrenza che anche quest’anno ha coinvolto il Senato, con un evento di grande rilievo accolto dal Presidente Pietro Grasso, promosso dal Gruppo Pd e fortemente ispirato all’eredità che ci ha consegnato il Maestro Abbado. Un appuntamento importante, su cui mi sono impegnata in prima persona, in qualità di coordinatrice dell’Intergruppo parlamentare “Per la musica”. Nell’Aula di Palazzo Madama è andata in scena la prima e attesissima esibizione pubblica del Coro Papageno, un progetto ideato da Claudio Abbado e condotto dall’associazione Mozart14, presieduta dalla figlia Alessandra. Si tratta del gruppo corale nato nel 2011 all’interno della casa circondariale Dozza di Bologna grazie alla disponibilità della direttrice, Claudia Clementi. Diretto dal Maestro Michele Napolitano, in 5 anni di attività, il Coro Papageno ha saputo coinvolgere più di 400 persone, fra detenute e detenuti provenienti da Paesi anche molto lontani, divenendo così un esempio emblematico di multietnicità e integrazione, che ci auguriamo possa far nascere altri percorsi analoghi in ogni carcere italiano. Un esempio concreto di come la cultura possa essere strumento e veicolo di riscatto sociale, ovvero di “Quando la musica cambia la vita”. Un messaggio di speranza che ha dato anche il titolo al convegno, in programma prima dell’esibizione del Coro, nella Sala Koch del Senato, e al libro pubblicato da Aracne editrice, dedicato al “metodo Abreu”.
A Palazzo Madama hanno portato i propri saluti istituzionali il Presidente del Senato Pietro Grasso, il capogruppo dei Senatori Pd Luigi Zanda, il Presidente della Commissione diritti umani Luigi Manconi, Alessandra Abbado e il direttore del conservatorio Umberto Giordano di Foggia, Francesco Di Lernia. Proprio il Presidente Grasso ha ricordato: “Abbado e Abreu condividevano il sogno di coinvolgere i giovani in difficoltà. La musica mai vista come valore fine a se stesso, ma continua ricerca dell’etica, dell’impegno civile”. Il Maestro Abbado, infatti, portò la musica nelle fabbriche, aprì il Teatro alla Scala a studenti, lavoratori e fasce della società fino ad allora escluse. La musica, infatti, ha una forza in grado di valicare i confini. Tanti i contributi che hanno poi alimentato il convegno in Senato, con i prestigiosi interventi del compositore Nicola Piovani, della pedagogista della musica Johannella Tafuri, del presidente di Federculture Roberto Grossi, dei curatori del volume, Antonio Caroccia e Augusta Dall’Arche, e di Julian Isaias Rodriguez Diaz, Ambasciatore del Venezuela e testimone diretto dell’esperienza di “El Sistema”. Un modello didattico musicale, fondato nel 1975 dal musicista ed economo José Antonio Abreu, che consiste in un sistema di educazione musicale pubblica, diffusa e capillare, con accesso gratuito e libero per bambini e ragazzi di tutti i ceti sociali. L’Ambasciatore Rodriguez Diaz ha raccontato l’importanza che il sistema Abreu ha avuto per i venezuelani e per le fasce più deboli della società.
Il Sistema insegna il senso e l’importanza della speranza: Abreu ha portato avanti un’idea che sembrava irrealizzabile, in cui nessuno credeva. La fragilità fisica contrapposta alla volontà, all’intelligenza, all’energia nel lavoro, alla forza della visione, alla fede nel progetto. Messaggi condivisi da Claudio Abbado, che scelse di portarli in Italia. Un viaggio fatto in Venezuela dal Maestro cui era presente anche Roberto Grossi, oggi Presidente dell’Accademia Belle Arti di Roma e Sovrintendente del Teatro Bellini di Catania. Grossi ha creduto fin dall’inizio nel Sistema e lo ha ricordato in Senato: “La musica tocca l’anima, significa essere contro l’idea che conti solo avere. La musica è armonia, solidarietà, unione contro la solitudine. Combatte il veleno dell’indifferenza. E’ energia che sprigiona anche da bambini con diverse abilità e dai ragazzi nelle carceri. La musica è vita”. E’ stata poi la volta di Augusta Dall’Arche e Antonio Caroccia, autori del volume “Quando la musica cambia la vita”, edito da Aracne Editrice. La musica può infatti cambiare la vita e formare dei buoni cittadini. “Il nostro volume vuole essere un punto di partenza e non di arrivo nel percorso di formazione – ha spiegato Caroccia – purtroppo troppo spesso il patrimonio musicale italiano è svilito dalla mancanza di sbocchi lavorativi. La politica deve salvaguardare i talenti italiani e tutelarli. La musica è portatrice di valori sani, occorre però creare sinergie tra i diversi settori”. Riferimenti puntuali anche al lavoro intrapreso con il ddl Abbado, di cui sono prima firmataria, per la valorizzazione dell’insegnamento della musica nelle scuole. . Una proposta di legge che rappresenta una fetta importante della mia attività istituzionale in Parlamento e che intende valorizzare l’insegnamento musicale e delle arti performative in tutte le scuole di ogni ordine e grado; perché cultura, bellezza e talento possano essere davvero bene comune. Un impegno confermato anche dalla Risoluzione sull’Affare assegnato Musica Doc.XXIV n.47), approvata all’unanimità dalla VII Commissione di Palazzo Madama e di cui sono stata relatrice. Contenuti e proposte poi recepite nella Delega alla cultura umanistica e valorizzazione delle arti prevista dalla Legge 107.
“Ho sentito tanti elogi fatti alla musica quest’oggi, parole che spesso vengono considerate come qualcosa di scontato, di retorico”. Così ha proseguito Nicola Piovani, a cui è stato affidato l’intervento conclusivo del convegno. “Quest’oggi in Senato invece – ha spiegato Piovani – emerge con grande forza come la musica sia contro la cultura dell’individualismo, a favore del principio di dialogo. Non conta fare bene una cosa: quando si suona insieme, conta essere un tutt’uno, sincronizzarsi”. Per tanti bambini, infatti, la musica è la prima possibilità di incontro con gli altri. Ma qual è il valore che attribuiamo, ad esempio, alla figura del professore di musica, che ha il compito di formarli?
L’ho ricordato in Senato: sono maestri, spesso sottopagati, che vivono con frustrazione il fatto di non aver fatto carriera. È venuto il momento di invertire questo trend e puntare sull’educazione e sulla grandissima sensibilità artistica, e di competenze, di queste figure. Il diritto alla libertà espressiva si difende anche da come la politica decide di confrontarsi con questi temi, divenuti ormai ineludibili. L’industria creativa è una delle prospettive di sviluppo, che assieme al contrasto della povertà educativa, ci deve richiamare ad un impegno collettivo. Il Senato della Repubblica Italiano ha scelto, una volta di più, di farsene carico.
Sulla mia pagina facebook trovate l’album con tutti gli scatti della giornata.