Nella giornata di oggi sono intervenuta in aula nella discussione del Ddl n. 1932 per il Contrasto alle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali.
Come è stato ben sottolineato dal Relatore sen. Cucca il disegno di legge in discussione trae origine dal lavoro svolto dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni ai danni degli amministratori locali di cui sono stata onorata di essere componente, che ha concluso la propria attività nel febbraio 2015 e ha prodotto questo ddl di cui sono cofirmataria. Guidati dalla Presidente sen. Lo Moro abbiamo verificato in quale misura fosse congrua la normativa vigente rispetto alle problematiche analizzate e abbiamo proposto soluzioni di carattere legislativo e amministrativo al fine di realizzare la più adeguata prevenzione e il più efficace contrasto al fenomeno, così da assicurare il migliore e libero esercizio delle funzioni attribuite agli enti e agli amministratori locali. Ricordo che la commissione ha attivato la propria indagine sull’intero territorio nazionale e, pur con diverse matrici e dinamiche che connotano le aree geografiche, si è convenuta, nelle indicazioni finali, la necessità di affrontare il tema con una visione unitaria, cogliendo gli elementi comuni che lo caratterizzano e in particolare approfondendo la qualità soggettiva della vittima e indagando sulla finalità dell’azione intimidatoria.
Oggi diamo una prima importante risposta, un atto doveroso nei confronti di tutti quegli amministratori e funzionari pubblici che quotidianamente vengono messi sotto pressione o minacciati per condizionarne l’attività amministrativa.
Abbiamo ascoltato le loro testimonianze ed individuato campi d’azione e gli strumenti di sostegno.
Scegliamo, per questo, come primo intervento di inasprire le pene. Diamo un segnale forte a chi cerca di contrastare senza scrupoli l’operato di coloro che lavorano correttamente a difesa e nell’interesse della collettività. Diciamo, agli amministratori locali esposti in prima persona, che non sono soli. Un impegno che deve riguardare tutti i tipi di pressione illecita, non solo quelli di stampo mafioso e riferendoci a tutti gli organi amministrativi esecutivi e d’indirizzo, per gli esponenti di maggioranza come pure di minoranza, per i dirigenti ed i funzionari, che si adoperano per tutelare il nostro territorio nell’ambito di attività particolarmente delicate come quelle amministrative e giudiziarie.
Penso al novarese, il mio territorio, interessato dal business del movimento terra, del ciclo del cemento e del conferimento di rifiuti. I Sindaci ci chiedono di essere al loro fianco anche nei difficili iter autorizzativi. La presenza dello Stato e dei diversi livelli di governo regionale e provinciale sono determinanti per dar forza alle scelte politiche a tutela dei territori e di talune aree di pregio, penso alle aree naturali protette del Ticino, del lago maggiore e delle Lame del Sesia.
Le stesse amministrazioni si stanno attrezzando cogliendo appieno la necessità di strutturare difese forti: la Provincia di Novara, unica in Piemonte, si è dotata di un Piano Cave che definisce quantità di materiale estraibile e bacini di estrazione. La Prefettura di Novara si è attivata, anche a seguito di gravi episodi verificatisi in anni recenti, con un protocollo di legalità per il controllo e il monitoraggio delle cave sottoscritto oltre che dal Prefetto, dalla procura della Repubblica, Provincia e alcune decine di Comuni novaresi, Arpa, Forze dell’ordine, direzione territoriale del lavoro, asl e le rappresentanze di categorie degli operatori nel settore delle attività estrattive e nel trattamento dei rifiuti.
La Regione Piemonte, proprio in questi mesi sta lavorando ad una nuova legge, promossa dal Gruppo del PD di Palazzo Lascaris, sulle attività estrattive: una norma che si fa carico anche del sostegno agli amministratori a partire dalla programmazione a livello regionale delle attività estrattive per superare le disuguaglianze territoriali che penalizzano alcune realtà e le rendono appetibili alla criminalità organizzata. Una legge che prevede nuove regole di controllo che, con la costituzione di uno specifico nucleo ispettivo, una struttura che consenta ai Comuni di essere realmente parte attiva ma al contempo una struttura che tuteli e sostenga gli amministratori nelle scelte di governo del proprio territorio in settori così delicati.
Settore delicato quindi quello estrattivo e dei rifiuti, che trova corrispettivi di fragilità anche in altri settori del sistema amministrativo come quello della gestione dei servizi socio-assistenziali e delle politiche abitative, dei trattamenti sanitari obbligatori o degli interventi di abbattimento di edifici abusivi, attività svolte in pieno rispetto della legge e della trasparenza, ma che necessitano una rete di protezione nei confronti dei sindaci e dell’apparato.
Duranti i lavori della commissione abbiamo raccolto una spinta dal basso che ci chiede di continuare sulla strada della tutela degli amministratori pubblici con normative volte a intervenire su aspetti organizzativi, amministrativi, prevenendo la “solitudine” del soggetto decisore, evitando l’eccessiva esposizione nel corso delle procedure organizzative e di monitoraggio. Non abbassiamo la guardia e mettiamo in campo convintamente e con senso di responsabilità ogni strumento utile per consentire agli amministratori di proseguire con maggiore serenità la loro fondamentale attività di governo dei territori.
Il disegno di legge in esame si riferisce, come si diceva, alle ipotesi di modifiche normative in materia penale emerse nella commissione d’inchiesta con riguardo agli atti diretti ad ottenere un provvedimento a sé favorevole o ad ostacolare l’emissione di un provvedimento a sé sfavorevole nonché a quelli finalizzati a provocare le dimissioni di uno o più amministratori locali, in ragione della evidente portata plurioffensiva di tali condotte (oltre alla lesione della integrità individuale dell’amministratore locale, anche quella al buon andamento della pubblica amministrazione e alla personalità interna dello Stato). La modifica del reato di violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario, di cui all’articolo 338 del codice penale, è quindi individuata ad adattare tale fattispecie alle esigenze di tutela.
Intervenendo su tale articolo, si rendono peraltro applicabili ai fatti in esame le circostanze aggravanti previste dal successivo articolo 339 del codice penale il quale prevede un aumento di pena qualora il fatto sia commesso con l’utilizzo di armi, da persona travisata, da più persone riunite, con scritto anonimo, in modo simbolico o avvalendosi della forza intimidatrice derivante da segrete associazioni, esistenti o supposte. Tutto ciò consentirà di utilizzare per gran parte degli atti intimidatori, ed in particolare per quelli che costituiscono il nucleo centrale del fenomeno, una fattispecie penale procedibile d’ufficio, con una pena edittale (la reclusione da uno a sette anni) che consente il ricorso alle misure cautelari, oltre che alle intercettazioni e a ogni altro mezzo di prova.
La Commissione ha inoltre suggerito una modifica dell’articolo 380 del codice di procedura penale finalizzata a prevedere l’inserimento dell’articolo 338 del codice penale tra le fattispecie per le quali è possibile procedere all’arresto in flagranza di reato. In relazione agli atti intimidatori ritorsivi, cioè quelli commessi in seguito all’adozione di un provvedimento da parte di un amministratore locale si è ravvista l’esigenza di prevedere una nuova circostanza ad effetto speciale che prevede un aumento di pena qualora un certo tipo di reati sia commesso contro un amministratore locale a causa dell’adempimento del mandato, delle funzioni o del servizio.
Infine la proposta affronta il tema delle intimidazioni rivolte a chi è coinvolto in competizioni elettorali; nella relazione conclusiva la Commissione ha infatti prospettato un intervento di modifica al Testo unico delle leggi per la competizione e la elezione degli organi delle amministrazioni comunali, volto ad estendere le sanzioni anche a tutti coloro che, con minacce o con atti di violenza, ostacolano la libera partecipazione di altri alle competizioni elettorali amministrative.
Infatti molti amministratori, peraltro in tutte le aree geografiche, hanno evidenziato l’inasprirsi dei fenomeni intimidatori proprio in corrispondenza delle campagne elettorali: misura che viene recepita con la modifica dell’articolo 90 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 570 del 1960.
Da qui è evidente quanto il ddl in discussione impatti con la reale vita democratica del Paese e di fatto costituisca un importante rafforzamento nella tutela di amministratori locali e funzionari appartenenti al corpo amministrativo e giudiziario.
Vorrei chiudere il mio intervento con il ricordo di Laura Prati, sindaco di Cardano al Campo, assassinata nel suo ufficio, in Comune, da un vigile sospeso dall’incarico. Per la prima volta il Comune lombardo aveva eletto una donna come prima cittadina e proprio in quel contesto, ancora grondante di sgomento e dolore, abbiamo onorato la sua memoria svolgendo un’audizione della Commissione d’inchiesta. Dedico a lei questo mio intervento a sostegno dell’approvazione del disegno di legge in discussione.