Ci sono persone che, loro malgrado, si ritrovano in condizioni di grave sofferenza e che, lucidamente, vivono con estremo disagio lo stato di impotenza in cui versano. Un dolore che si ripercuote inevitabilmente anche sui loro cari. Dominique Velati, l’infermiera di Borgomanero che si è recata nella vicina Svizzera per l’eutanasia, ha fatto la sua scelta con coraggio e serenità. Una scelta che mi sento di rispettare, a fonte della sua condizione di malata terminale. Rispettare non significa automaticamente condividere, bensì riconoscere a ogni essere umano dignità e autodeterminazione. Se la scelta è libera e pienamente consapevole, a maggior ragione quando condivisa con la propria famiglia, poter decidere della fine della propria esistenza rappresenta un’opzione che la legge italiana, oggi, non considera. La storia di Dominique, in questo senso, è indicativa, perché si tratta del primo caso in Italia in cui una donna è stata accompagnata e sostenuta, al suo fianco Radicali e l’associazione Luca Coscioni, per portare a termine il percorso di fine vita in un Paese dove tale pratica è consentita.
Sono tra i parlamentari che compongono l’intergruppo eutanasia legale e testamento biologico e tra quelli che hanno sottoscritto l’appello, redatto dal presidente della Commissione straordinaria Diritti Umani Luigi Manconi per chiedere la calendarizzazione della legge di iniziativa popolare numero 1582, promossa dall’associazione Luca Coscioni. Un testo che propone di regolamentare l’eutanasia e il testamento biologico, che giace alla Camera dal 13 settembre 2013. Stiamo parlando di un tema estremamente delicato e privato. Depenalizzare l’eutanasia non significa legalizzare un omicidio, ma normarla e regolamentarla, per accompagnare serenamente e con l’opportuna assistenza medica chi ha compiuto una scelta dentro di sé. Temi ripresi dalla proposta di legge 1396 “Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia” presentata, il 19 marzo 2014, dal Senatore Francesco Palermo e in attesa di discussione dal giugno 2014.
Siamo di fronte ad un tema complesso che investe fortemente le più intime emozioni e convinzioni di ciascuno di noi. Per questo motivo prendere coscienza di quanto accade, delle necessità espresse dai cittadini e dalla comunità è un passo fondamentale: ne parleremo il prossimo 16 gennaio a Novara all’incontro “Limiti del Vivere: la criticità del fine vita” dove, avremo modo di approfondire il tema sotto il profilo sanitario, giuridico, religioso e laico.