Latte e Olio, sono queste le filiere principalmente interessare dal decreto per il rilancio del settore agricolo discusso e approvato dall’Aula del Senato. Le misure, come in ogni decreto, affrontano questioni emergenziali, come l’agevolazione per l’accesso al fondo di solidarietà nazionale alle imprese che hanno subito danni a causa delle piogge alluvionali, dall’anno 2014 fino all’entrata in vigore della legge di conversione. Lo stesso vale per le aziende colpite dalle infezioni di organismi nocivi ai vegetali, come la Xylella, nel corso degli ultimi tre anni. L’incremento del fondo raggiunge complessivamente i 21 milioni di euro.
Il decreto, che ha il merito di razionalizzazione le strutture ministeriali, dà una risposta urgente ai 35.000 allevatori italiani dopo la fine delle quote latte, consentendo la rateizzazione del pagamento delle multe, dovute alle eccedenze di latte prodotto nell’ultima campagna lattiero-casearia, in tre rate, senza interessi.
A differenza degli anni passati, il rispetto delle quote di produzione è stato infatti condizionato dalla difficoltà di rientrare in parametri non sempre adeguati all’esigenza di aumentare la produzione per mantenere la competitività e, quindi, prepararsi al nuovo regime, ovvero alla liberalizzazione.
In sede di conversione del provvedimento, la platea dei soggetti ammissibili alla compensazione è stata dunque ampliata. Una modifica ragionevole, ma da gestire con molta attenzione per salvaguardare il fondo per gli interventi strutturali nel settore lattiero caseario, fondamentali per un suo reale rilancio. Per questo è apprezzabile l’ordine del giorno accettato dal Governo, che lo impegna a far sì che Agea applichi con il massimo rigore le procedure per la compensazione del prelievo, perché si rispetti l’ordine di priorità fissato nella normativa vigente e perché venga rapidamente emanato il decreto di definizione dei criteri per l’accesso ai contributi previsto nel fondo.
In tal senso e anche nell’ottica dell’urgenza di attuare la nuova PAC e di garantire l’ordinato superamento del regime delle quote latte, sottolineo l’importanza delle disposizioni volte al superamento dell’attuale modello di gestione del SIAN, il Sistema Informativo Agricolo Nazionale.
Un altro intervento assolutamente significativo è relativo alla regolazione dei rapporti contrattuali relativi alla cessione del latte prodotto ai trasformatori. I prezzi del latte risentono di alcune variabili legate al tipo di sbocco nel mercato (locale nel caso di latte destinato alla produzione di latte fresco e formaggi DOP) ed all’andamento degli scambi internazionali nel settore. La fine del regime contingentato della produzione lattiera-casearia renderà ancora più stringente tale correlazione.
A tale proposito vendono predisposte una serie di misure strutturate per far fronte a questa problematica:
viene innanzitutto disposto che i contratti, stipulati o eseguiti nel territorio nazionale, aventi ad oggetto la cessione di latte crudo abbiano una durata non inferiore ai dodici mesi, salvo rinuncia espressa formulata dall’agricoltore cedente
si prevede, inoltre, che, al fine di rendere operativo il ruolo dell’Autorità garante nel perseguire pratiche commerciali sleali nella filiera del latte, l’Istituto dei servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA), elabori mensilmente i costi medi di produzione del latte crudo, tenendo in considerazione la collocazione geografica dell’allevamento e della destinazione finale del latte crudo
per rendere maggiormente dissuasivi i comportamenti illeciti, viene concessa all’Autorità garante della concorrenza e del mercato l’opportunità di aumentare l’entità delle sanzioni previste per la violazione degli obblighi riguardanti i contratti di cessione dei prodotti agricoli ed agroalimentari, modificando l’articolo 62 del D.L. n.1/2012, ovvero:
per la violazione degli obblighi riguardanti la forma scritta e l’indicazione della durata, delle quantità e caratteristiche del prodotto venduto, del prezzo, delle modalità di consegna e di pagamento, il minimo passa da 516 a 1.000 euro ed il cui massimo passa da 20.000 a 40.000
per la violazione degli obblighi relativi a condotte commerciali sleali, il minimo da 516 euro diverrà 3.000 euro ed il massimo arriverà ad una sanzione di 50.000 euro al posto degli attuali 3.000;
vengono portati da 2 a 4 i punti sugli interessi dovuti in ragione della scadenza dei termini di pagamento e il termine di riferimento per la determinazione dell’entità delle sanzioni viene individuato non più nel fatturato dell’azienda ma nel fatturato dell’azienda cessionaria;
fatta salva la possibilità per l’Autorità garante del mercato e della concorrenza di procedere d’ufficio o su segnalazione di qualunque soggetto interessato a seguito di comportamenti illeciti, viene legittimato ad effettuare tali segnalazioni anche l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, dando quindi più forza operativa alla repressione di tali comportamenti. Per l’applicazione e l’irrogazione delle sanzioni l’Autorità potrà inoltre avvalersi della Guardia di finanza;
infine gli introiti derivanti dall’applicazione di sanzioni per violazione delle regole riguardanti le relazioni commerciali nel settore lattiero-caseario affluiscono al Fondo per gli investimento nel settore lattiero-caseario;
Disposizioni attese, anche nell’ottica di un nuovo sistema di relazioni contrattuali per un settore che affronta il delicato passaggio, da un sistema contingentato di produzione ad uno completamente liberalizzato.
Sono diversi i settori che in questo momento stanno vivendo un momento di drammaticità eccezionale. Più in generale, l’intero comparto agricolo è caratterizzato da due forti contraddizioni: da un lato una domanda più alta della capacità di offerta e dall’altro prezzi al mercato inferiori ai costi di produzione. Anche le produzioni di grande qualità, le stesse che chiedono all’Europa maggiori protezione del Made in Italy, denunciano una debolezza legata ad un’eccessiva frammentazione delle imprese. Produzioni di alta gamma, ma insufficiente capacità organizzativa da parte dei produttori.
A tal riguardo, questo decreto contiene interventi rivolti alla riorganizzazione del sistema, favorendo i sistemi e le aggregazioni inter-professionali che da un lato riducono il frazionamento dell’offerta, rendendola più competitiva sul mercato internazionale e, dall’altro, si preoccupano di spalmare i guadagni lungo la filiera, tutelando quella che è sempre stata la parte più debole, cioè gli agricoltori. Nella filiera della trasformazione del latte, ad esempio, gli allevatori sono spesso vittime delle oscillazioni del prezzo di cessione del latte crudo.
Ma è l’intera economia interna a fare il tifo per il nostro Agroalimentare, che nell’ultimo anno ha fatto registrare 42 mila nuovi occupati, con una crescita delle esportazioni agroalimentari di poco inferiore ai 12 miliardi di Euro.
Un’opportunità di realizzazione personale e professionale per molti giovani, che in questi anni stanno riscoprendo il valore della terra applicandolo alla ricerca, all’innovazione e al marketing. Il dispositivo appena approvato aggiunge un altro tassello al piano giovani, che si sta costruendo pezzo a pezzo, con misure senza precedenti: dai mutui a tasso zero agli sgravi sulle assunzioni, a risorse consistenti (oltre 80 milioni) destinate ai neo imprenditori agricoli, fino al tema del difficile accesso alla terra e alla banca della terra in ISMEA, approvata qualche settimana fa.