La discussione sulla conversione in legge del decreto art/bonus è di primaria rilevanza non solo per l’approvazione di importanti misure a sostegno della Cultura e del Turismo, ma anche per lanciare un messaggio forte ai cittadini e all’Europa.
L’Italia deve riportare la cultura e il suo impareggiabile patrimonio artistico, storico e paesaggistico al centro del proprio modello di sviluppo economico e sociale. L’Italia deve tornare a sostenere il talento e la bellezza come opportunità di rilancio occupazionale.
Abbiamo un obiettivo: dare lavoro ai nostri giovani, ai tanti che nei settori culturali ed artistici si sono formati o si stanno formando e a coloro che vogliono investire proprio sulla nostra bellezza.
L’obiettivo è stato coerentemente perseguito nel corso di questa legislatura con diverse misure che denotano una continuità tra il decreto Brai e il decreto Franceschini: bandi per tirocini, servizio civile nazionale e impieghi a progetto per under 29 ribaditi ed estesi a specifici contesti nei settori culturali; in quelli turistici, affrontati con questo decreto, troviamo le agevolazioni per start up attivate da under 40 e le concessioni demaniali gratuite per la realizzazione di nuovi percorsi turistici.
Ma l’articolo 8 del decreto che oggi convertiamo in legge porta con sé una svolta importante che ha preso forza nel corso della discussione in commissione alla Camera. L’articolo 8 infatti alza da 29 a 40 anni l’età massima degli operatori da assumere a tempo determinato per il “rafforzamento dei servizi di accoglienza e di assistenza al pubblico, di miglioramento e di potenziamento degli interventi di tutela, vigilanza e ispezione, protezione e conservazione, valorizzazione dei beniculturali” da parte di Stato, Regioni ed altri Enti pubblici territoriali. Si è, infatti, sostituito il termine giovani con quello di ‘professionisti’ eliminando gli elenchi locali previsti dal testo originario del disegno di legge e recependo invece gli elenchi nazionali di cui alla legge di riforma della Pubblica Amministrazione.
Tutti sappiamo che per i beni culturali occorrono assunzioni stabili di professionisti e non solo interventi temporanei. E’ un obiettivo da raggiungere con la stabilizzazione di importanti risorse già presenti nei nostri enti. Oggi in ogni caso, riconosciamo l’importante passo avanti di questo provvedimento che apre ai tempi determinati.
Certo dobbiamo alimentare la domanda interna di cultura per conferire sostenibilità a tutto il nostro patrimonio. L’arte e la bellezza vanno connesse con i territori, con le scuole e le istituzioni. Se non educhiamo alla cultura i nostri ragazzi, se non sosteniamo i loro talenti, la futura classe dirigente non potrà cogliere questa importante opportunità.
Da questo punto di vista anche la riforma del Mibact proposta dal Ministro Franceschini affronta la carenza strutturale nell’ambito della formazione con due specifiche misure. La prima, creare una apposita direzione generale per l’educazione e la ricerca, cui affidare il compito di lavorare con il MIUR, il CNR e altri enti di ricerca, le università e le scuole per assicurare la realizzazione di adeguati percorsi formativi, anche d’intesa con le Regioni. La seconda, rafforzare l’attività di studio, formazione e ricerca delle strutture periferiche del Ministero, in particolare delle Soprintendenze, anche mediante convenzioni con le università, le scuole e gli istituti di formazione.
In tal senso va letto il protocollo d’intesa tra MIUR e MIBACT, siglato il 16 giugno scorso, che ha come fine “stimolare e favorire nel pubblico scolastico l’interesse sui temi della conoscenza, della conservazione, della salvaguardia e della tutela del patrimonio culturale”. Un documento in cui i ministeri si impegnano a promuovere modelli educativi di apprendimento correlati ai bisogni formativi dei giovani e allo sviluppo di abilità e competenze integrate in grado di rispondere ai mutati contesti economici. Tra gli impegni reciproci anche quello di promuovere una piattaforma per progetti nazionali di sensibilizzazione alla cultura.
Per fare un esempio che tutti conosciamo, è citato, il progetto ultraventennale in accordo con la Fondazione Napoli Novantanove LA SCUOLA ADOTTA UN MOMUMENTO (oggetto anche di un odg aprovato in commissione VII al senato) che vede impegnate le scuole di città aderenti alla Rete Nazionale in tutto il Paese. Progetti importanti come la giornata nazionale per la promozione della lettura, l’attenzione all’interculturalità, alla cultura artistica e di educazione al patrimonio musicale peraltro così poco conosciuto.
In questo ambito, oltre alle misure sulle fondazioni lirico sinfoniche, in diversi ordini del giorno approvati in commissione VII accolte in sede referente al senato abbiamo chiesto impegni al Governo a sostegno, per esempio, dell’orchestra giovanile del Mediterraneo presso l’ente lirico Teatro San Carlo di Napoli, e del Festival Verdi di Parma e di Busseto.
Come prima firmataria di un ddl sulla formazione musicale e delle arti performative e come promotrice dell’intergruppo Per la musica non posso che sottolineare l’adeguamento delle tariffe sull’equo compenso, su cui il Ministro è già intervenuto con decreto ministeriale limitandomi a riportare l’apprezzamento trasversale di molti esponenti della cultura italiana. Come osservato anche dall’Associazione dei Piccoli Produttori Musicali, l’adeguamento porterà nuovi investimenti a sostegno della creatività, della ricerca e dello sviluppo di artisti emergenti.
Nell’alveo dell’attenzione all’utilizzo di giovani nei settori culturali si inserisce il mio ultimo pensiero volto a porre l’attenzione verso gli Istituti storici della Resistenza che da 60 anni promuovono la ricerca storica contemporanea: un ordine del giorno presentato da un congruo numero di senatori e approvato in commissione chiede un impegno del Governo per dotare tali istituti di locali idonei nell’ambito del patrimonio edilizio pubblico e di risorse necessarie per la fruizione della documentazione da essi conservata. Ci auguriamo che ci possa essere un’attenzione in futuro per tali importanti realtà culturali e scientifiche.
Questo Decreto guarda alla Cultura come elemento della società. Non più distante e austera, ma vicina e dinamica. Una cultura con meno burocrazia, più trasparente e, finalmente, di respiro europeo.
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