In Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani abbiamo incontrato Shila Begum, una lavoratrice bengalese sopravvissuta al crollo del Rana Plaza, e Safia Parvin, segretario generale del National Garment Worjers federation, il principale sindacato tessile del Bangladesh. Due donne che stanno portando avanti una campagna di sensibilizzazione su questo tema con un tour europeo.
Con il presidente della Commissione Luigi Manconi abbiamo sostenuto fortemente la necessità di un sistema di controllo del rispetto degli standards internazionali dell’Oil (Organizzazione Internazionale del Lavoro) e della legalità. Un percorso per la tracciabilità e trasparenza delle filiere produttive che sia parte dei protocolli delle Rsi e dei codici di condotta delle imprese. Tutto ciò è parte della concreta politica industriale e commerciale per dare sicurezza e dignità a chi lavora e conoscenza e informazioni ai consumatori. Una produzione “pulita” e un consumo consapevole. Una comune battaglia e campagna nazionale, europea, internazionale affinché non ci siamo più episodi come quello di Rana Plaza. Per raggiungere questo obiettivo servono anche controlli indipendenti, impegni vincolanti per le imprese, responsabilizzazione dei committenti che devono rendere pubblici i nomi di tutti i fornitori e richiedere loro l’adeguamento agli standard di sicurezza e di lavoro dignitoso. Le imprese sono così chiamate ad adottare politiche di rispetto dei diritti umani lungo l’intera catena di fornitura, a mettere in atto una valutazione dei rischi connessi all’attività e attuare azioni di prevenzione, secondo i Principi Guida delle Nazioni Uniti per le imprese e i diritti umani.
La tragedia del Rana Plaza – il Bangladesh è il secondo produttore mondiale di abbigliamento per i principali marchi internazionali dopo la Cina con oltre 3milioni di lavoratori nel settore che rientrano tra i più sottopagati e maltrattati al mondo – non può e non deve essere dimenticata. La Commissione si appella a tutto il sistema manifatturiero italiano, alle cittadine e ai cittadini, a senatrici e senatori e a tutte le istituzioni, oltre alle aziende direttamente coinvolte con le filiere produttive collegate a Rana Plaza, affinché si attivino non solo in un’opera di sensibilizzazione e sostegno delle vittime blangadeshi, ma contribuendo al fondo internazionale negoziato e gestito direttamente dall’Ilo che consenta alle imprese e a chiunque desideri di supportare la raccolta fondi in loro favore.