La questione relativa al reato di clandestinità in Italia è complessa e non può essere sottovalutata. Va affrontata nelle sedi istituzionali competenti, ma non può sostituirsi alla necessità di affrontare l’emergenza dell’accoglienza dei tantissimi profughi che approdano sulle nostre coste.
Da oggi lo dice anche l’Unione Europea, riconoscendo il prezioso lavoro svolto dai lampedusani e ormai ben consapevole del valore dei nostri cittadini: «dare al problema dell’immigrazione una risposta europea guidata dal principio di “solidarietà” e di un’ “equa ripartizione delle responsabilità”»
Lo stesso procuratore di Novara Francesco Saluzzo ha sostenuto posizioni chiare, ieri in Prefettura a Novara: «Ho deciso di accantonare i procedimenti relativi alla condizione di clandestinità. È una perdita di tempo inseguire fantasmi per tutta Italia a fronte di una sanzione irrisoria e di un grande impegno della macchina giudiziaria. […] Clandestino non è uguale a delinquente e italiano non è sinonimo di persona perbene. Il problema è che siamo di fronte a una situazione drammatica e impossibile da risolvere. Quindi ho fatto una scelta di cui sono pronto a rispondere se me ne chiederanno conto. […] E’ necessaria una sorta di “prevenzione culturale”. Bisogna far comprendere che certi atteggiamenti qui non sono tollerati. Sulla clandestinità, invece, non ho ricette: gli strumenti penali non servono, quelli amministrativi come l’espulsione sono molto difficili da attuare».