Mal comune non è mezzo gaudio. L’Italia, a livello europeo, presenta dati di disoccupazione in linea con il trend disegnato dalla crisi in tutto il Vecchio Continente. Maglia nera, invece, per la disoccupazione giovanile che tocca percentuali sulle quali non basta riflettere. Occorre agire.
Ogni crisi, inclusa quella del lavoro giovanile, non è ineluttabile o irreversibile. Bisogna darsi da fare in Parlamento e fuori.
Un segnale importante arriva dalle tante giovani imprese avviate da ragazze e ragazzi preparati, coraggiosi e, perché no, sognatori.
Un fenomeno che riguarda anche il nostro territorio e che poggia sulle idee, lo spirito d’iniziativa e il senso di comunità di associazioni, movimenti ed esperienze comuni. Le nuove tecnologie, con il loro vastissimo campo di applicazione, rappresentano più che una semplice opportunità per chi vuole entrare nel mercato del lavoro dalla porta principale: avviando un’impresa, una cooperativa o proponendo un progetto ad altre realtà esistenti.
Un bellissimo esempio, in questa prospettiva, arriva proprio dal Novarese, con We Do FabLab di Fontaneto d’Agogna. Un luogo di lavoro dove si matura l’esperienza del co-working e si produce, si fa, applicando la propria creatività all’uso delle tecnologie.
Trovo questa idea straordinaria. Condivido la descrizione dal loro sito: “WE DO è un laboratorio che accanto agli utensili della tradizione (pialla, martello, cacciavite, sega circolare, smerigliatrice, macchine da cucire, ecc.), affianca gli utensili del futuro (lasercut, vinyl cutter, stampanti 3D, cnc, software e componenti arduino). E’ un luogo del “fare tecnologico” e dell’artigianato digitale, di condivisione (sharing) spazi, know how, relazioni, canali commerciali, competenze tecniche ed attrezzature. È uno spazio rivolto a scuole, università, designer, imprese creative, giovani, makers, aziende, cittadini che vogliono trasformare le loro idee creative ed innovative, in prodotti unici ed irripetibili, nello stile del “do it your self”.
Nemmeno il co-working e il fare digitale sono suffiicienti se la politica non interviene. Lo Stato ha il dovere di contrastare quanto prima il preoccupante dato sulla disoccupazione giovanile racconta. Gli interventi devono insistere su tre strade:
- Agevolazioni per le start up
- Abbattimento del cuneo fiscale
- Sburocratizzazione
Tre punti chiave nell’agenda di Governo e Parlamento per diffondere la cultura digitale, tramite le start up, e dare continuità ai primi importanti risultati conseguiti.
Sì perchè di segnali incoraggianti possiamo parlare. Come quelli contenuti nel Decreto Carrozza, sull’Istruzione:
- 15 milioni spendibili subito per la connettività wireless nelle scuole secondarie e per dotare gli studenti di materiali didattici e contenuti digitali in modo rapido e gratuito
- 10 milioni nel il 2014 per la formazione del personale scolastico sulle competenze digitali
Anche il Decreto Bray – Valore Cultura – introduce diverse novità in questo ambito. Nel quadro delle indicazioni dell’agenda digitale europea saranno selezionati 500 laureati under 35 per un tirocinio di 12 mesi nelle attività di inventariazione e digitalizzazione presso gli istituti e i luoghi della cultura statali. Lo stesso Decreto del Fare prevede di agevolare l’assunzione di nuovo personale per Università ed Entri di Ricerca.
Resta tanto da fare, ma è un segnale da dare al Paese: l’Italia non può permettersi di lasciare il 40 per cento dei giovani senza impiego.