Risolvere con atti concreti il problema dell’accoglienza dei migranti è un dovere dell’Europa e non un prolema a carico esclusivo di Lampedusa, troppe volte considerata un avamposto abbandonato a sè stesso.
L’isola siciliana, come emerge dall’intervento della sindaco, Giusi Nicolini, in Commissione Diritti Umani pochi giorni prima dell’ultima tragedia che ha colpito le coste lampedusane, è in grado sia di accogliere chi vi approda, sia di autosostentarsi grazie al turismo. E’ il dato che emerge dalle statistiche 2012: +30% sulle presenze del biennio precedente, a fronte di un numero elevato di persone soccorse.
Questo è stato possibile, secondo le parole di Nicolini, perchè le politiche di accoglienza hanno restituito al centro per i migranti il ruolo dell’accoglienza e del soccorso, dopo che nel biennio 2009-2011 si era trasformato in punto di riconoscimento ed espulsione. La funzione di punto di espulsione prevede, infatti, che le persone permangano a lungo nel centro. Le strutture, però, non sono adatte a lunghe permanenze e Lampedusa, con un massiccio arrivo di tunisini nel biennio citato, ha avuto sovraffolamenti ben oltre le 800 attuali presenze, procurando un allarme acqua potabile ed altre emergenze che hanno reso l’isola dipendente dalla terra ferma e ne hanno restituito un’immagine di luogo pericoloso per i turisti.
Non era così allora, lo è ancor meno oggi.
Come centro di accoglienza, Lampedusa, nodo al centro del mediterrano e teatro sia di migrazioni sporatiche, ma soprattutto di migrazioni costanti legate ad eventi di lunga durata come la guerra in Siria, è in grado di soddisfare, pur non senza difficoltà, le esigenze dei migranti accolti, soccorsi e affidati alle isituzioni. Questo senza contravvenire al proprio ruolo di località turistica di altissimo livello, generando l’indotto necessario all’autosostentamento.
E’ proprio per questo motivo che l’isola deve rimanere luogo di accoglienza e non reclusione, e deve essere interessata da politiche europee che vedano tutti gli Stati membri coinvolti e responsabilizzati nell’aiuto alle popolazioni in difficoltà che rischiano la vita nelle acque del Mediterraneo.
Politiche ancor più necessarie per affrontare, come richiesto dalla collega Venera Padua in un’interrogazione ai Ministri competenti, il problema di famiglie, donne e, soprattutto, minori non accompagnati che necessitano particolare attenzione e assistenza.