Elena Ferrara

Il Governo continua, Berlusconi no

Oggi la Terza Repubblica potrebbe davvero muovere i primi passi. Lo stesso Berlusconi, che fino a questa mattina ha tenuto in ostaggio un intero Paese, ha dovuto arrendersi all’evidenza e adeguarsi alla prova di lealtà di chi ha scelto di agire secondo coscienza, ignorando un diktat dettato esclusivamente da interessi personali. Non so cosa succederà all’interno del centrodestra. Ufficiale o meno, la scissione di oggi determina una emancipazione netta e chiara dei moderati da un partito troppo monarchico per essere liberale. Questo segnale, al di là dei numeri ottenuti oggi in Aula, lascia ottimisti per il futuro.

Da oggi, la situazione giudiziaria di Berlusconi e la condotta di Governo non sono più sovrapponibili. Una svolta per l’Italia, ora immune alle reazioni scomposte e confuse di Berlusconi a fronte di una sentenza definitiva per evasione fiscale. La sua storia politica non finirà per via giudiziaria; neppure dinnanzi alla Giunta delle elezioni e al suo imminente pronunciamento. Il Berlusconismo, oggi, è stato superato dagli stessi liberali e moderati in seno al Pdl.

Oggi il Senato ha rinnovato con larga maggioranza la fiducia al Governo Letta. Il Presidente del Consiglio si è rivolto a tutti noi, chiamandoci a una scelta cruciale per il futuro del Paese: confermare l’impegno assunto 5 mesi fa per rispondere a questioni prioritarie con la necessaria stabilità. Misure non più rinviabili, alla vigilia del semestre europeo che vedrà il nostro Paese alla presidenza.

Per comprendere a fondo la portata di quanto accaduto a Palazzo Madama occorre risalire al monito del Capo dello Stato. Davanti a un Parlamento fragile, Giorgio Napolitano accetta di restare al Quirinale con straordinario spirito di sacrificio e senso di responsabilità. Ricordo il clima surreale durante il discorso a Camere riunite per la sua riconferma; la sfida che Napolitano rivolse a noi tutti per uno scatto di dignità. L’applauso di Montecitorio decretò un impegno; un patto, non senza condizioni, tra il Quirinale e le forze che avrebbero in seguito costituito il nascituro Governo. In quel 22 aprile Silvio Berlusconi fu il primo a stringere la mano al Capo dello Stato… Ebbene, il monito del Presidente della Repubblica è stato più volte richiamato dall’intervento di Entico Letta. In ballo non c’era solo la credibilità della politica.

Lo dicono i primi risultati conseguiti per il Lavoro (4 miliardi di euro investiti nel Decreto del Fare), per la Cultura (Decreto Bray), per la Scuola, il Sociale e l’Edilizia. Questo “strano Governo” è riuscito, proprio grazie alle larghe intese, a stanziare ben 50 miliardi di euro per ripianare i debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese entro il 2014. Piccoli passi, se rapportati alla criticità complessiva, ma finalmente nella giusta direzione. Da qui abbiamo il dovere di ripartire e completare il lavoro: abbattere la spesa pubblica, agire per i precari del Pubblico impiego e gli esodati di ogni genere e tipo, contrastare la crescente disoccupazione giovanile, abbattere il cuneo fiscale. Valorizzare e tutelare il Made in Italy, a partite da Turismo e Agricoltura, in tempo perché l’Expo 2015 possa rappresentare più di una semplice vetrina, bensì un reale volano di crescita.

La stella polare del mio impegno politico è la stessa indicata più volte da Enrico Letta: il “bene comune”. Un valore cardine per la democrazia, che qualcuno si ostina a disconoscere. Anche chi, all’interno del Movimento 5 Stelle, si permette di minacciare e aggredire le Senatrici dissidenti; proprio in una giornate così importante per la storia recente della Repubblica.

 

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