Nel pomeriggio di oggi i sindacati uniti, dopo aver già espresso parere contrario alla politica della Provincia di Novara, hanno protestato davanti a Palazzo Natta contro la riduzione dell’orario scolastico. “Perché? Ma non sono contenti di stare a casa il sabato?”; è in questo modo, con questo pretesto, che i promotori di questa iniziativa cercano di spostare il problema. La verità è che gli insegnanti antepongono la didattica al sabato libero: guardano prioritariamente alla formazione dei cittadini di oggi e di domani. Il nuovo calendario scolastico imporrà ai ragazzi di passare più pomeriggi a scuola, con riduzione dello studio domestico durante i giorni feriali e maggior impegni nei fine settimana; inoltre verrà sacrificata l’attività extrascolastica (sport, musica, volontariato sociale…) soprattutto dei pendolari e degli studenti degli istituti tecnici.
Sono impegnata in Senato e in Commissione Istruzione per tutelare gli interessi della scuola, e quindi dei cittadini. Dalla scuola passano molti valori della nostra società e per questo sono a fianco del Ministro competente, Maria Chiara Carrozza, quando sostiene che sulla scuola non solo bisogna evitare di tagliare, ma è necessario cercare di tornare ad investire. Invece siamo alle prese con tante criticità: solo nell’ultima settimana sono intervenuta sul tema delle classi sovraffollate, sul problema dell’edilizia scolastica (caso di Invorio) e sul processo di dematerializzazione (registri elettronici) che molte scuole non riescono ad ottemperare per mancanza di fondi.
Farò il possibile per fare in modo che l’appello lanciato oggi dai Sindacati davanti alla sede della Provincia possa essere raccolto e considerato dalle Istituzioni locali. Se proprio non è possibile trovare alternative al nuovo calendario scolastico, almeno che questa riorganizzazione degli orari possa essere studiata con gli insegnati. E non subita.