Finalmente a Novara si parla di Expo, oltre i soliti tavoli programmatici.
Rispetto a Shangai 2010, ultima sede dell’Esposizione universale, molte cose sono cambiate: da allora la crisi economica si è prodotta in tutti i suoi effetti e nel 2015, proprio l’anno dell’Expo Milano la ripresa dovrebbe essere già una realtà. Non una semplice proiezione
Molto è cambiato negli ultimi anni, anche in positivo. Si parla di new economy e di uno sviluppo più bilanciato a livello globale. Si parla di sostenibilità e contrasto alla povertà. Una battaglia che oggi non poggia solo sulla solidarietà, ma che punta su nuovi mercati per rilanciare l’economia, soprattutto quella occidentale.
Se oggi si parla di Bric e dei colossi asitici, già nei prossimi anni gli occhi del mondo guarderanno all’Africa. Non è un caso che proprio i Cinesi siano i primi investitori nel continente africano. La porta dell’Occidente verso questo immenso mercato non può che essere il Mediterraneo e l’Italia, in questo senso dovrà giocare un ruolo decisivo. A partire dal tema di Milano Expo 2015: nutrire il pianeta.
Una sfida innanzitutto culturale: alimentare il mondo significa anche abbattere le barriere, comprendere l’altro e partecipare. Le proposte del nostro Ministro Cécile Kyenge, di origine congolese, guardano proprio in questa direzione. Anche a Novara domenica scorsa, in occasione della Festa della Repubblica, sono state consegnate le cittadinanze onorarie ai figli degli immigrati nati in Italia nel 2012. Un segnale importante. Parlare oggi di integrazione non è più un tabù, ma una necessità. Dobbiamo aprirci al mondo, altrimenti resteremo fuori dai principali tavoli internazionali.
So quanto è caro al presidente Rovellotti il concetto del “made in Italy”, anche in qualità di presidente Coldiretti. Un patrimonio da tutelare, anche a Bruxelles. In Commissione Agricoltura ho personalmente sollecitato il Ministro De Gerolamo sulla Pac, ma è inutile battere i pugni in Europa se non sosteniamo i nostri agricoltori. Sono molte le questioni da risolvere: dagli essicatoi ai cinghiali, fino all’emergenza legata ai danni subiti, soprattutto al Nord, per il maltempo di questa primavera.
Anche questo significa tutelare il made in Italy. Resta il fatto che i nostri prodotti e la nostra invidiabile offerta turistica non può essere valorizzata se non attivando relazioni internazionali come quella di oggi.
Ancora complimenti per l’iniziativa. Auguro agli amici della delegazione angolese il più piacevole dei soggiorni. Sono convinta che si innamoreranno della nostra bella provincia.