Sono passati quasi 5 mesi dalla morte di Carolina Picchio e facciamo fatica a fare pace con noi stessi. Il preoccupante fenomeno del cyberbullismo e il sostegno che le istituzioni devono garantire alle famiglie e ai nostri ragazzi è stato oggetto di un mio intervento, che ripropongo qui di seguito:
“Signor Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi,
La città di Novara e la sua provincia sono stati profondamente segnati da un tragico evento, avvenuto nel mese di gennaio scorso: il suicidio di una ragazza di 14 anni, Carolina Picchio.
Carolina è stata una mia allieva, una ragazza solare e piena di vita, da parte della quale nessuno di noi, che la vedevamo tutti i giorni a scuola, si sarebbe mai potuto aspettare un simile gesto.
Dalle indagini in corso da parte della Magistratura, risulta sempre più evidente che Carolina non ce l’ha più fatta a sostenere la “vergogna” derivante dai ripetuti attacchi di cyberbullismo che subiva sui social network da parte di un gruppo di suoi coetanei, che l’avevano presa di mira.
Voglio quindi sottolineare come il cyberbullismo sia un fenomeno nato negli ultimi anni e che viene messo in atto, tramite le nuove tecnologie oggi a disposizione (internet, telefoni cellulari o computer), da parte di ragazzi verso altri coetanei e mira a ferire e mettere a disagio la vittima, percepita come più debole.
È evidente come la rivoluzione del sistema mediatico stia dunque incidendo profondamente nella formazione dei bambini e degli adolescenti. Una dinamica che coglie spesso impreparate le famiglie e le istituzioni scolastiche che, anche a causa della scarsa dimestichezza con le nuove tecnologie, non riescono ad affrontare le questioni complesse e articolate che tale fenomeno trascina nella vita dei più giovani.
L’Europa si è occupata dell’azione di prevenzione del bullismo e ha considerato negli ultimi anni gli aspetti problematici legati allo sviluppo dei nuovi media; già nel 2006 la “Raccomandazione del Parlamento europeo sulla tutela dei minori e il rispetto della dignità umana nel settore della radio diffusione e di internet” sollecitava gli stati membri ad attivare campagne informative sui rischi della rete.
Inoltre il Programma U.E. per i diritti dei minori evidenzia in questo ambito la necessità di porre particolare attenzione all’uso della rete da parte dei minori, considerando che, dagli ultimi dati del rapporto Censis/Ucsi (9° rapporto sulla comunicazione – i media personali nell’era digitale) l’85% dei ragazzi in età compresa tra i 14 ed i 19 anni naviga su internet.
In queste prime esperienze, i ragazzi sono raramente seguiti da adulti in grado di guidarli e orientarli ad un uso positivo della rete; così il gruppo dei pari, cioè dei coetanei, diventa spesso l’unico elemento di confronto e di apprendimento in assenza di una “supervisione” da parte degli adulti.
Quella delle nuove tecnologie, dei social network e del loro uso è una nuova sfida nell’ambito dell’educazione dei minori che coinvolge la famiglia, la scuola e le istituzioni della comunità che ha il compito di essere globalmente educante.
Forse ora è arrivato il momento di porre una forte attenzione su questa realtà perchè la prevaricazione sui più deboli attraverso la rete richiede con urgenza la definizione di azioni educative ad ampio raggio con il coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali e le forze della società civile”.